Europa divisa sulla politica del cambio dell’euro

Nel corso della riunione dell’Eurogruppo di Bruxelles, avvenuta ieri pomeriggio, i ministri finanziari dell’Ue-17 hanno discusso dell’andamento dell’euro, delle possibili ripercussioni sull’economia europea e delle eventuali strategie da adottare. Alla fine è emerso che il fronte europeo non è affatto compatto. La Francia chiede da tempo una politica del cambio dell’euro, allo scopo di frenare la corsa della moneta unica, ma la Germania non è d’accordo in quanto teme che la svalutazione competitiva dell’euro possa provocare un brusco aumento dell’inflazione.

Sul forex il tasso di cambio euro/dollaro ha perso terreno negli ultimi giorni, fino a toccare il minimo più basso da due settimane in area 1,3350. Lo scorso primo febbraio era salito sui livelli più alti da novembre 2011 a 1,3710, poi è iniziato un ritracciamento dei prezzi a seguito delle parole di Mario Draghi che, pur ritenendo il valore dell’euro in linea con l’andamento di lungo periodo, ha sottolineato che la Bce terrà d’occhio la situazione per valutare l’impatto sui prezzi e la crescita.

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Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, ha affermato che ieri è stato discusso l’argomento della “situazione sul mercato dei cambi”. Il ministro delle Finanze olandese e neo-presidente dell’Eurogruppo, in sostituzione del lussemburghese Jean-Claude Juncker, ha concluso dicendo che “il luogo appropriato per discutere di questo è il G20”. Insomma, i ministri finanziari dell’Ue-17 passano la palla al metting del G20 di Mosca.

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L’idea di perseguire una politica attiva del cambio dell’euro sembra, dunque, poco fattibile, ma al G20 saranno probabilmente esercitate forti pressioni sul Giappone, reo di aver dato il via a una “guerra delle valute” che al momento sta portando a una pesante svalutazione dello yen sui mercati internazionali.