La seduta di ieri è stata particolarmente negativa per la moneta unica europea, che ha sofferto molto la decisione di Moody’s di tagliare al livello “junk” (spazzatura) il rating di cinque regioni autonome spagnole, tra cui la ricca Catalogna in odore di secessione. Molto forte, invece, il dollaro americano che ha mostrato i muscoli contro le principali valute mondiali. In attesa della riunione di stasera della Federal Reserve, il tasso di cambio euro/dollaro è sceso ieri sui minimi a sette giorni a 1,2950.
La negatività sul cambio potrebbe ben presto spingere la quotazione in area 1,29, a meno che già da questa mattina non avvenga una decisa reazione dei compratori. I prezzi stanno consolidando sotto 1,30 e hanno trovato già diverse volte opposizione tra 1,2985 e 1,2995. In caso di breakout esplosivo di 1,30, il cambio euro/dollaro dovrebbe spingersi verso 1,3020 – 1,3030.
Tuttavia, se il test di area 1,30 dovesse fallire ancora, il cambio euro/dollaro potrebbe iniziare a scendere con decisione attirando nuovi venditori sul mercato. A fare la differenza potrebbe essere anche il sentiment sui mercati europei, che ieri hanno vissuto una giornata molto negativa. In mattinata è atteso l’indice IFO tedesco, che potrebbe muovere non poco il cambio, e poi l’asta dei titoli di stato tedeschi a 10 anni. Nel pomeriggio, invece, prima della riunione del FOMC ci sarà l’importante dato della vendite di nuove case negli Stati Uniti.
Da un punto di vista tecnico, si può ipotizzare che il cambio euro/dollaro possa continuare a muoversi tra 1,31 e 1,29 da qui a fine mese. Nel brevissimo periodo, l’eventuale consolidamento del clima di risk off sui mercati, potrebbe spingere le quotazioni verso area 1,29 – 1,2880, mentre sembra difficile in tempi brevi il ritorno sul supporto giornaliero di 1,28.