Dal giorno in cui la BCE ha comunicato i risultati della seconda asta di rifinanziamento a lungo termine a tasso agevolato per le banche (LTRO), ovvero il 29 febbraio scorso, è iniziato il deprezzamento delle quotazioni che sono scese fino a 1,2162 lo scorso venerdì. Molti analisti valutari vedono nel livello di 1,20 la soglia psicologica in grado di decidere le sorti del cambio per i prossimi mesi.
Secondo Luca Mezzomo di Intesa SanPaolo, “in questo momento il cambio euro/dollaro non appare dominato dai fondamentali delle valute, ma dal timore di eventi traumatici legati al contagio della crisi del debito all’Italia e alla Spagna”. L’economista prevede una ripartenza del cambio entro il prossimo autunno, ipotizzando un approdo a 1,2650 prima e 1,30 poi.
Tuttavia, alcune banche d’affari hanno previsioni meno rosee sul cambio euro/dollaro. Alcune international banks del calibro di Ubs, Ing, Barclays e Credit Suisse ipotizzano una rottura della quota di 1,20. La stima sul cambio euro/dollaro è per un approdo sulla parità nel giro di tre o sei mesi. Jp Morgan, invece, ha un target di 1,22 a tre mesi e di 1,24 a 6 mesi, mentre per Goldman Sachs è probabile un ritorno in area 1,33.