Nonostante il dollaro USA non abbia registrato ampi movimenti nella sessione di lunedì, il NO all’austerità – vincitore del referendum in Grecia – ha un impatto chiaro e inequivocabile in materia di politica monetaria della Federal Reserve.
In primo luogo, i prezzi del petrolio sono diminuiti drasticamente, riducendo la pressione sulla banca centrale degli Stati Uniti affinché rialzi nel breve termine i tassi di interesse. Prezzi più bassi significano inflazione più bassa e un supporto “naturale” per l’economia statunitense.
In secondo luogo, sarà difficile per la Fed giustificare il rialzo dei tassi di interessa se la crisi greca creerà una maggiore volatilità sui mercati degli Stati Uniti.
Finora l’impatto è stato limitato, ma solo perché gli investitori sono in attesa di vedere come evolveranno le trattative tra le Grecia e i creditori.
La pubblicazione sul Calendario Economico dell’indice non manifatturiero dell’ISM al di sopra delle aspettative non ha fornito alcun sostegno al dollaro, anche se questo può essere dovuto in parte ad un aumento non all’altezza delle aspettative.
Per il momento, i forex trader esulteranno di meno sui dati macro-economici positivi degli Stati Uniti data la premessa che i tempi per un rialzo dei tassi dipenderanno dalle turbolenze che la crisi in Grecia causerà sui mercati statunitensi.
L’inversione di lunedì del mercato azionario degli Stati Uniti è al tempo stesso incoraggiante e sorprendente, ma tutti sanno che si tratta di una situazione in evoluzione che può migliorare o peggiorare altrettanto rapidamente.
Nel frattempo gli asset degli Stati Uniti rimangono più attraenti e meno rischiosi di quelli europei, ma l’incertezza generata dalla Grecia limita i guadagni sul cambio dollaro-yen USD/JPY.
Può essere un buon affare acquistare USD/JPY su quota 121 perché i forex trader saranno presto scettici circa il rialzo dei tassi della Fed a settembre prima che ci sia una maggiore chiarezza sulla crisi in Grecia.