Durante gli ultimi giorni, il biglietto verde ha subito sul mercato per via delle dichiarazioni in relazione al dietrofront nelle strategie di politica monetaria rilasciate da alcuni componenti della Federal Reserve. Da Washington, infatti, hanno fatto sapere che a sorpresa potrebbero bloccare il tapering e rinviare l’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti al 2016. Il Fomc, braccio operativo della FED, è preoccupato per via della scarissima inflazione e per l’eccessivo apprezzamento del dollaro. La striscia positiva degli ultimi mesi per quanto riguarda questa valuta è ottima, e non si vedeva un trend così da diciassette anni. Il boom del Prodotto interno lordo nel secondo trimestre, e le conseguenti previsioni di una crescita complessiva annuale del 3%, dimostrano però che l’economia americana gode di ottima salute. Consumi e investimenti viaggiano ad alta velocità, il mercato immobiliare cresce e quello del lavoro fa buoni passi in avanti proclamando la discesa sotto il sei per cento del tasso di disoccupazione.Questi risultati dovrebbero implicare un aumento del costo del danaro da parte di una banca centrale. Tuttavia, negli States il driver relativo alla valutazione delle strategie di politica monetaria non fornisce ancora segnali di risveglio. L’inflazione, infatti, rimane lontana dai target stabiliti dalla Federal Reserve.
Si attende ora il dato sull’indice dei prezzi al consumo negli USA, il quale dovrebbe smuovere non poco il dollaro americano e il forex in generale. Si attende un calo dell’inflazione a settembre a +1,6% da +1,7%, mentre l’inflazione “core” è attesa in crescita a +1,8% da +1,7%. Il fortissimo calo dei prezzi dei beni energetici non dovrebbe consentire al Cpi index una ripresa in tempi brevi, ma non si escludono sorprese dell’ultimo minuto.
Se il tasso di inflazione dovesse risultare quantomeno coerente con il dato precedente, o addirittura in miglioramento, il biglietto verde potrebbe sperimentare una brusca accelerazione al rialzo dal momento che la FED non potrebbe più nascondersi dietro la ipotetica minaccia di uno scenario di bassa inflazione prolungata nel tempo.