Il dollaro continua la sua discesa, avvicinandosi di nuovo ai suoi minimi storici di 13 mesi fa. A pesare sulla valuta americana, i dati sulla crescita del secondo trimestre per gli Stati Uniti, comunque nelle previsioni, e quelli sui costi del lavoro, che invece deludono gli analisti. Il Pil americano, nel secondo trimestre, cresce del 2,6%, mentre il costo del lavoro dello 0,5%.
Anche l’obbiettivo della Fed sull’inflazione influisce sul dollaro. La banca centrale non vuole discostarsi dal 2% prefissato, e questo potrebbe portare ad un ritardo nell’aumento dei tassi d’interesse sul biglietto verde, che invece spingerebbe la moneta in alto. Poi l’ennesima sconfitta di Trump sull’Obamacare ha dato il colpo definitivo al dollaro, con il sospetto, ormai forte da parte dei mercati, che il presidente sia rimasto solo con le sue promesse elettorali, mentre il suo partito starebbe seguendo altre strade. Difficile oggi, pensare che il presidente riesca a mettere in campo le riforme fiscali che aveva in cantiere.
La coppia EUR/USD oggi sale dello 0,51%, a 1, 1735, mentre la coppia GBP/USD sale dello 0,20%, a 1, 3091. La coppia USD/JPY scende invece dello 0,20%, a 111,05, mentre il dollaro USA perde anche nei confronti del dollaro australiano, dello 0,11%.