Il cambio euro-dollaro è giunto a toccare i massi di quasi un mese dopo che la BCE ha annunciato la messa in campo di una serie di misure per stimolare la bassa inflazione e la crescita dell’Eurozona.
Ora che il polverone si è calmato, l’attenzione si sposta sulla riunione di politica monetaria e conferenza stampa della Federal Reserve di mercoledì 16 marzo.
Le aspettative del mercato parlano di un orientamento di politica monetaria invariato dal mese scorso, il che comporta un basso interesse all’acquisto di dollaro USA. A meno che la Fed non voglia sorprendere i mercati al pari di quanto ha fatto la Bce giovedì.
Il cambio euro-dollaro ha archiviato la settimana a 1.1150, sopra il ritracciamento del 50% dell’ultimo movimento ribassista.
Gli indicatori tecnici sono saliti ma hanno perso la forza rialzista, segnalando una spinta al rialzo abbastanza limitata – tuttavia ben lontana da anticipare un prossimo movimento al ribasso.
Ancora, il cambio euro-dollaro è riuscito a salire sopra la media mobile a 200 giorni, che nelle ultime settimane aveva costituito un muro invalicabile per il cross.
Sul grafico settimanale notiamo un’impostazione generalmente positiva, con il cambio euro-dollaro al di sopra della SMA a 20 giorni e gli indicatori tecnici in area rialzista, ma non vi è indicazione di un chiaro momentum bullish.
La resistenza più vicina sul cambio euro-dollaro è individuata a 1.1240/60, un’area in cui nel 2015 si è catalizzato un alto interesse alla vendita.
Se il prezzo sul cambio euro-dollaro dovesse salire sulla scia di una Fed più dovish del previsto, quota 1.1460 potrebbe essere il nuovo target rialzista della prossima settimana, un livello che ha tappato il rialzo del cambio euro dollaro per la maggior parte dello scorso anno.