Si tratta di un autentico spauracchio, che da mesi intensifica la presenza della sua ombra su trader e analisti. In particolar modo su quelli inglesi, timorosi di investire e preoccupati per il futuro della Sterlina. Un futuro condizionato dal Brexit.
Manca sempre meno al 23 giugno. Una data fatidica, un appuntamento con la storia. Se quel giorno la Gran Bretagna uscisse dall’Ue, secondo gli analisti la Sterlina perderebbe il 20% del suo valore. Lo dicono, a chiare lettere, gli esperti del NIESR. Una stima di tutto rispetto, effettuata da uno degli istituti più importanti di Europa:
La Brexit innescherebbe uno shock facendo perdere alla crescita dell’economia lo 0,3% nell’anno corrente e lo 0,8% nel 2017. Un voto per lasciare l’Unione europea rappresenterebbe uno shock significativo che potrebbe manifestarsi tramite numerosi canali influenzando l’outlook di breve termine.
Il National Institute for Economic and Social Research ha poi aggiunto:
Il deprezzamento della valuta è destinato a favorire un intenso rialzo del tasso di inflazione (+2/+4%) che potrebbe spingere la Bank of England ad intervenire con forza sui tassi per contrastare questo fenomeno. L’indebolimento della sterlina farà salire i prezzi delle importazioni e di riflesso anche quelli per i consumatori. La svalutazione del pound non è però destinata a tradursi in maggiori esportazioni proprio a causa dell’uscita dall’Unione europea e quindi l’effetto finale produrrebbe “un persistente deterioramento delle ragioni di scambio.
Ma non solo il NIESR è preoccupato dell’eventualità di un effetto – Brexit. A effettuare significativi calcoli è anche l’Ocse. A parere dell’organizzazione, l’uscita di Londra nei prossimi quattro anni potrebbe costare cara ai cittadini.
Quanto cara? un mese di stipendio.
Da par suo anche il Fondo monetario internazionale ha stimato un “severo” danno economico. Parole che pesano, e che lasciano molti dubbi circa quello che accadrà tra 33 giorni.