Intervenire sul costo del denaro è una delle armi che le Banche Centrali adottano per cercare di incentivare la ripresa economica.
E questo lo sa bene Mario Draghi, numero uno della Banca Centrale Europea, che ha scelto di adoperare nuovamente questa soluzione per tentare di vitaminizzare la malandata crescita economica dell’Eurozona. La mossa del Numero uno della Bce, ha portato il tasso d’interesse principale è allo 0,25% e il tasso sui prestiti marginali scende di mezzo punto all’075%. In leggera discesa anche se rimane in altalena lo spread tra i bund tedeschi e i btp. In ogni caso nell’Eurozona si respira un’aria di ottimismo.
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Intanto con un occhio rivolto agli aspetti pratici di questa mossa, le attese sono duplici: chi pensa che questa mossa influirà su mutui e finanziamenti da accordare a famiglie e imprese, chi, dall’altra parte, sostiene che tali effetti se ci saranno non si riveleranno nel breve periodo, perché, per esempio, ad gravare sui mutui, spingendo alti i loro prezzi, ci sono gli spread bancari, ancora troppo elevati.
>I migliori tassi di interesse dei mutui – Novembre 2013
Certamente la diminuzione del costo del denaro avrà effetti favorevoli alle emissioni a cedola fissa, con una percentuale medio alta di durate lunghe, se l’investitore ha a disposizione di una buona propensione al rischio,mentre nel caso di un basso appetito al rischio conviene posizionarsi con una quota rilevante di titoli con scadenza più breve.
Il livello del rendimento teorico che il portafoglio promette nel primo caso è certamente superiore, rientra a livelli molto inferiori, nel secondo caso. È importante sottolineare come ci sia una maggiore rischiosità collegata ai tassi soprattutto per i titoli a lunga scadenza