Tuttavia, sebbene esistano tutte le condizioni per un declino dei prezzi petroliferi nelle prossime settimane – in scìa alle aspettative di forte rallentamento dell’economia mondiale – c’è ancora uno spauracchio non di poco conto da tenere sotto osservazione e in grado di sconvolgere nuovamente il quadro tecnico-fondamentale delle quotazioni del greggio. Infatti, le dure sanzioni applicate al regime iraniano di Ahmadinejad da parte degli Stati Uniti prima e ora dei suoi alleati asiatici (Giappone e Corea del Sud) ed europei, proprio sotto la pressione degli USA, potrebbero creare i presupposti per un brusco aumento dei prezzi a seguito del congelamento delle esportazioni di greggio provenienti da Teheran.
Il prezzo del petrolio Wti resta, dunque, una variabile economica imprevedibile in un momento di forte incertezza sui mercati finanziari. Da un punto di vista tecnico è plausibile un rimbalzo di breve periodo fino a 96$/bl prima e 97$/bl poi ma, in caso di test negativo degli ex supporti, ora resistenze, i prezzi potrebbero riprendere la marcia ribassista con target price compreso tra 90$ e 89$ al barile. Resta, dunque, da valutare soltanto l’eventuale impatto della questione iraniana sui prezzi petroliferi, anche se molti raffinatori stanno già cercando alternative in Russia e Arabia Saudita.