Il rallentamento cinese è evidente anche nel settore immobiliare, dove si teme lo scoppio di una bolla nonostante il calo dei prezzi del 25% da inizio anno. Infatti, il prezzo per metro quadro sono ancora pari a 5 mesi di salario medio mensile. Alla Cina non resta che migliorare salari e consumi interni, dopo aver posto un limite all’inflazione annua al 4%.
Ma come si sta comportando il tasso di cambio dollaro/yuan? La Cina adotta un regime di cambi non flessibile, con oscillazioni comprese all’interno di una precisa banda. La People’s Bank of China (PBOC) fissa ogni giorno una parità centrale, cioè il rapporto tra lo yuan (o renminbi) e un paniere di valute. Il tasso di cambio USD/CNY (dollaro americano vs yuan cinese) può oscillare soltanto all’interno di una banda (o corridoio), compresa tra lo 0,5% in più o in meno rispetto a quel valore. La PBOC interviene sul mercato internazionale dei cambi ogni qualvolta il tasso di cambio si avvicina ai limiti della banda di oscillazione per il pericolo di superarla.
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L’hard landing della Cina sta per cambiare l’indirizzo della politica monetaria di Pechino. La PBOC la scorsa settimana è intervenuta per frenare la salita del cambio USD/CNY, fissando la parità centrale a 6,2891 yuan per un dollaro americano. In una settimana la parità è stata alzata dello 0,5%, il maggior incremento da ottobre. Nel 2011 il cambio si era apprezzato del 4,7%, mentre quest’anno mostra un calo dello 0,6%. Se la Cina vuole stimolare la domanda interna, con tutta probabilità permetterà allo yuan di apprezzarsi ancora.
Un problema di non poco conto è anche la fuoriuscita dei capitali stranieri dal paese, impauriti dalla crisi dell’economia cinese e dall’aumento del debito pubblico. L’ultimo dato negativo è giunto giovedì 22 marzo on il Pmi manifatturiero sceso ai minimi da 4 mesi, quinto calo mensile consecutivo. Inoltre, la Cina sta vivendo anche una fase politica delicata con l’aumento delle tensioni in seno al partito comunista.
Le prospettive per il cambio USD/CNY sono, dunque, per un deprezzamento continuo nelle prossime settimane, anche se ciò andrà ad impattare negativamente sull’export e quindi sul Pil. Come spiega He Wiesheng di Citibank, “se la PBOC permettese alle aspettative di deprezzamento dello yuan di consolidarsi, queste posizioni potrebbe essere sgonfiate in modo caotico innescando un circolo vizioso”.