In Italia il passaparola funziona sempre, soprattutto quando si parla di pubblicità. Secondo una recente ricerca, gli investitori del Belpaese usano il passaparola anche per decidere gli investimenti in borsa. È affidabile?
Gli italiani, secondo l’ultimo report della Consob, non sono affatto competenti in materia finanziaria e infatti, non capendo molto di economia e finanza, decidono i loro investimenti in base al passaparola. Scrive la Consob
Solo poco più del 40% degli intervistati è in grado di definire correttamente alcune nozioni di base, quali inflazione e rapporto fra rischio e rendimento; concetti più sofisticati riguardanti le caratteristiche dei prodotti più diffusi registrano percentuali anche inferiori (fino all’11%; Figure 2.1). Il livello di conoscenze finanziarie, omogeneo tra generi, è più elevato per i soggetti più istruiti e i residenti in Italia settentrionale (Figure 2.2). Più del 20% degli intervistati dichiara di non avere familiarità con alcuno strumento finanziario (il dato scende all’8% per il sotto-campione degli investitori), mentre il restante 80% indica più frequentemente i titoli del debito pubblico e le obbligazioni bancarie, seguiti da azioni quotate e fondi azionari (Figure 2.3).
La ridotta alfabetizzazione finanziaria incide sensibilmente sulla comprensione dell’andamento dei mercati e di nuovi fenomeni congiunturali. Con riguardo, ad esempio, ai titoli di Stato dell’Eurozona connotati da rendimenti negativi, la stragrande maggioranza degli intervistati non è in grado di esprimere un’opinione (40%) ovvero considera tali strumenti troppo rischiosi (38%); soltanto il 23% del campione si mostra in grado di comprendere il fenomeno ponendolo in relazione con il trade-off rischio-rendimento (Figure 2.4). Oltre allo scarso livello di conoscenze finanziarie, le scelte degli individui possono essere influenzate anche da una percezione distorta delle proprie competenze (overconfidence).