Nonostante la perdita del giudizio di massima affidabilità creditizia avvenuta nel mese di agosto scorso ad opera di S&P e i numerosi problemi di natura strutturale, gli Stati Uniti restano uno dei paesi più affidabili secondo gli investitori mondiali se si considera che il flusso di denaro in entrata nel paese tende ad aumentare rispetto alle altre aree monetarie.
Andando a spulciare tra i rapporti di cambio con le principali valute mondiali, troviamo un dollaro molto tonico contro euro, sterlina, franco svizzero, dollaro australiano, neozelandese e canadese. Soltanto contro lo yen, il greenback resta in difficoltà nonostante i ripetuti interventi della Bank of Japan intenti a frenare l’apprezzamento della valuta nipponica. Il cambio euro/dollaro resta inserito all’interno di una fase di congestione tra 1.3550 e 1.3420. A questo punto il breakout di uno dei due estremi di questo box dovrebbe provocare una forte esplosione della volatilità e dei prezzi con target a 1.36 – 1.3650 (in caso di rottura al rialzo) o 1.3360 – 1.3280 (in caso di rottura al ribasso).
Il cambio sterlina/dollaro ha trovato un supporto di brevissimo periodo a 1.5690, ma il rimbalzo tecnico si sta esaurendo sempre più a contatto con le resistenze di 1.58 – 1.5820. Se i prezzi dovessero riuscire a superare questi key levels, allora il rimbalzo potrebbe proseguire fino a 1.5870 – 1.59; di converso, il ritorno della negatività potrebbe facilitare l’inizio di una nuova discesa fino a 1.5650. Il cambio dollaro/yen, invece, attualmente sotto 77, sembra proiettato verso i minimi storici di area 75.50. Tuttavia, se i prezzi dovessero raggiungere questi livelli, la BoJ potrebbe intervenire nuovamente per riportare il cambio almeno fino a 79 – 80.