La misura, ricordiamo, era stata suggerita dalla Banca d’Italia al fine di ridurre l’influenza dei soci dipendenti sulla banca e ulteriormente sollecitata dopo un’ispezione che aveva confermato forti influenze per quanto riguarda la governance e la gestione dell’istituto.
Il no all’aumento delle deleghe, tuttavia, è stato ottenuto con il voto favorevole di una maggioranza non schiacciante, una circostanza che evidenzia una frattura sul tema all’interno dei membri dell’assemblea. Il voto contrario alla misura avente ad oggetto un aumento delle deleghe è stato infatti espresso dal 54% dei votanti, mentre il 45% ha espresso voto favorevole. Il restante 1% ha preferito invece astenersi.
Il presidente dell’Associazione Amici della Bpm (che controlla il Consiglio di amministrazione della Banca), Alessandro Dall’Asta, ha spiegato che la decisione di opporsi ad un aumento delle deleghe deriva dal timore che una misura di questo tipo possa portare ad una prevalenza in assemblea di gruppi organizzati che privilegiano il capitale nei confronti delle persone. L’orientamento di Dall’Asta, dunque, ignora completamente le raccomandazione espresse dal presidente di Bpm, Massimo Ponzellini, secondo cui non bisogna farsi spaventare da cinque deleghe e che non bisogna temere il mercato in quanto nessuno può tentare una conquista fino a quando si rimane una cooperativa.