La decisione dell’agenzia di rating deriva principalmente dalla convinzione che il profilo di rischio finanziario e commerciale di Eni non sia più compatibile con il giudizio contrassegnato dalla doppia A.
Il miglioramento marginale registrato nel corso dello scorso anno risulta infatti essere stato trainato principalmente dal rialzo del prezzo del petrolio, inoltre il debito ha registrato un incremento passando a 27,7 miliardi di euro dai precedenti 24,8 miliardi. A tutto questo va inoltre aggiunto il maggior rischio per le operazioni nella parte settentrionale dell’Africa a causa dei disordini politici in atto, un aspetto tutt’altro che irrilevante dal momento che il Nord Africa contribuisce per il 33% alla produzione di Eni e per il 39% al risultato netto.
La situazione in Libia, infatti, ha costretto Eni a interrompere una consistente parte della sua produzione. I timori più grandi riguardano però il futuro, in quanto si ritiene che se il conflitto dovesse continuare anche nel corso del 2012 Eni sarebbe costretta a sostituire i cali della produzione con fonti alternative, che andrebbero inevitabilmente ad incidere sui profitti. Queste incertezze, dunque, influiscono notevolmente sulla capacità del gruppo di confermare il cash flow e di raggiungere i suoi obiettivi di produzione.