Panorama Economy lo ha chiesto a tre esperti. Il primo di questi è Michael Krautzberger, responsabile del reddito fisso di BlackRock, secondo cui i paesi dell’area euro non hanno nulla da temere.
A suo avviso fino alla fine dell’anno l’euro sarà ancora molto volatile sul mercato dei cambi ma la visione negativa degli analisti appare comunque eccessiva, soprattutto in considerazione del fatto che, sebbene alcune nazioni siano in evidente difficoltà, dall’analisi complessiva emerge che il debito aggregato di tutti i paesi dell’Unione monetaria è di gran lunga inferiore rispetto a quello degli Stati Uniti e del Giappone. Non sussistono eccessive preoccupazioni per i quattro paesi a rischio anche se secondo Krautzberger bisogna attuare nuovi provvedimenti, la sua proposta è utilizzare le risorse del Fondo europeo per comprare titoli di Stato dei paesi a rischio. Agli investitori, invece, consiglia le emissioni a lunga scadenza spagnole e considera i titoli di Stato italiani una garanzia.
Il secondo analista interpellato è Ashraf Laidi, responsabile delle strategie di mercato di Cmc Markets e famoso per i suoi pronostici, quasi sempre azzeccati. Secondo Laidi, in particolare, il guadagno dell’euro nei confronti del dollaro sarà limitato a 1,37 dollari per poi calare nuovamente a 1,27 dollari ed eventualmente anche a 1,20 dollari, ma non scenderà mai sotto 1,15 dollari a causa della debolezza strutturale dell’economia americana.
Infine, il terzo analista intervistato è Giovanni Pozzi, fondatore di Jw Partners, una società di ricerca e analisi specializzata sui cambi. A suo avviso gli scenari possibili sono due: il primo è la tenuta dell’euro tra 1,2850 e 1,42 e il secondo è la rottura di 1,28 con discesa fino a 1,15, per questo gli investitori devono tenere in considerazione due aspetti: il rischio in tema di debito sovrano per alcuni paesi europei e il quantitative easing negli Stati uniti, ossia la creazione di moneta da parte della Fed. Secondo Pozzi, inoltre, sono assolutamente fondate le preoccupazioni dell’Europa sulle proprie riforme e sulla propria stabilità, soprattutto in considerazione del fatto che entro tre anni lo yuan sarà convertibile e quindi le valute di riferimento saranno euro, dollaro e yuan.