Il calo di Bitcoin della scorsa settimana potrebbe essere legato all’Iran e all’attacco dei droni e missili condotto verso Israele? È questa la sensazione di diversi analisti specializzati anche in cybersicurezza.
Un crollo di Bitcoin che fa pensare
Non è una novità che il mondo delle criptovalute venga utilizzato da malintenzionati di diverso genere. In questo caso non stiamo parlando nemmeno di riciclaggio. Parliamo di una semplice compravendita, che qualsiasi persona avrebbe potuto fare.
Quel che fa pensare è il calo di 7 punti registrato nel valore di Bitcoin è come sia cronologicamente e potenzialmente riconducibile all’attacco di droni iraniano. Non dobbiamo dimenticare che in passato è stato possibile ricollegare avvenimenti similari a gruppi come Hamas o a Stati come il Nord Corea. Soprattutto quest’ultimo sembra che supporti il suo programma nucleare proprio attraverso la compravendita di criptovalute.
Insomma, il mondo delle criptovalute subisce l’influenza della geopolitica ma è verosimile anche l’influenza in senso opposto. Ovvero che, se davvero si riuscisse a confermare una simile operazione, anche questo asset sarebbe stato in grado di influenzare la geopolitica. C’è chi non pensa che questo sia possibile e chi e convinto che in realtà sia l’unica spiegazione.
Gli esperti in cybersicurezza non escludono questa possibilità, basandosi sui dati in loro possesso. Sottolineando che spesso e volentieri soprattutto quando si parla di questo tipo di operazione, gruppi di una certa tipologia possono contare su squadre appositamente preparate in tal senso.
Al contempo però non possiamo non sottolineare che tutto ciò accade perché non esiste ancora un’effettiva regolamentazione per quel che riguarda le criptovalute. A nessuno viene chiesto perché compra Bitcoin e come Intende usarli. Ed è facile per determinati gruppi aprire dei wallet non facilmente riconducibili a comportamenti illeciti.
Necessaria una adeguata regolamentazione
Fino a che non esisterà una regolamentazione adeguata sarà come un cane che si morde la coda. In questo caso specifico i soldi che hanno causato il calo di Bitcoin sono stati verosimilmente utilizzati da uno Stato per sostenere una sua specifica attività.
Ma da quanto diversi gruppi delinquenziali utilizzano il mercato delle criptovalute per pulire del denaro sporco? Non è una novità.
Per sottolineare l’attrattiva di un simile comportamento basti pensare a quanto valeva Bitcoin la scorsa settimana al momento delle grandi vendite che hanno causato il calo. Parliamo di 65.000 dollari a unità. Già solo ipotizzando una vendita di 50 monete si arriva a oltre tre milioni di euro. Poi ipotizziamo un possibile investimento di questa liquidità: Va da sé che la necessità di mettere dei controlli più serrati sia lapalissiana.