Petrolio a breve vittima di un crollo del prezzo? È una possibilità che potrebbe diventare realtà e non sul lungo periodo, occorrendo entro la fine dell’anno.
Cosa sta succedendo al mercato
Ci troviamo in un momento molto particolare per quel che concerne l’economia e la geopolitica mondiale. E il prezzo del petrolio, come materia prima, sta creando non pochi problemi a causa dell’attacco della Russia nei confronti dell’Ucraina.
Quella che già si stava manifestando come una crisi energetica non indifferente alla fine del 2021 nel 2022 sta interessando sempre più Stati in maniera più forte. Tornando alla possibilità di un crollo del prezzo del petrolio, a ipotizzarlo ci ha pensato un analisi eseguita dia Citigroup, che sottolinea come questo cambiamento potrebbe essere abbastanza brusco, portando il petrolio a 65 dollari a barile.
Al momento il prezzo al barile del greggio è pari a 108 dollari al barile. È qui che entra in gioco la domanda di questa materia prima. Per tutte le cause che hanno portato il costo a salire, la domanda sta pian piano diminuendo e una sua debolezza potrebbe condurre all’abbassamento dei prezzi tanto agognato dai consumatori finali dei suoi prodotti derivati come la benzina.
Secondo gli analisti si potrebbero addirittura raggiungere i 45 dollari a barile nel 2023 se la domanda dovesse imbattersi in una vera e propria recessione.
Una previsione, questa di Citigroup che si basa sia sul calo degli investimenti in petrolio, sia sul fatto che ancora non si sia palesato un minimo intervento da parte dei produttori dell’Opec+.
Prezzo petrolio influenzato da tanti fattori
Gli ultimi scambi relativi al Brent parlano di un prezzo che si aggira intorno ai 113 dollari a barile. La situazione generale? Il petrolio è salito alle stelle a febbraio in concomitanza con l’attacco della Russia nei confronti dell’Ucraina e il suo andamento, in questo periodo, è influenzato anche dalle decisioni di politica monetaria.
L’inflazione è alle stelle, le banche centrali alzano i tassi di interesse per tenerla a bada e i consumatori pagano lo scotto di tutto questo. Gli esperti non risparmiano nelle loro analisi confronti con la crisi energetica degli anni ’70, pur sperando che si eviti. Come indicato nella nota di Citigroup che ha analizzato la situazione, “per il petrolio, l’evidenza storica suggerisce che la domanda diventa negativa solo nelle peggiori recessioni globali”. Detto ciò non si deve però dimenticare, e questo è il messaggio di fondo, che i prezzi del petrolio calano fino al costo marginale con il presentarsi di qualsiasi tipo di recessione.
Diventa un cane che si morde la coda: in caso di una ulteriore debolezza della domanda mondiale, le scorte accumulate sarebbero maggiori. Un fattore che porta comunque e ancora all’abbassamento dei prezzi.