La quotazione in borsa a Londra di Deliveroo non è andata come tutti si aspettavano inizialmente, anzi: il suo fallimento rispetto alle aspettative è stato capace di far perdere all’azienda di consegne a domicilio oltre due miliardi di sterline di capitalizzazione di mercato.
Tonfo in Borsa per Deliveroo
Un duro colpo se si pensa che a pochi minuti dall’apertura delle contrattazioni, il titolo ha vissuto un ribasso pari al 31% parzialmente recuperato con una chiusura al 26%. Per molti si è trattato della peggiore IPO mai lanciata nella Borsa di Londra. Secondo gli analisti i problemi sono stati principalmente di tipo strutturale oltre che congiunturale: gli investitori infatti sarebbero poco convinti della sostenibilità del modello di Business di Deliveroo.
Un atteggiamento che stupisce se si pensa che questo tipo di società hanno sempre goduto del favore degli investitori. E’ innegabile che la quotazione in borsa non sia andata bene, ma è altrettanto vero che in situazioni analoghe altre aziende hanno recuperato in modo egregio nel corso dei mesi.
Coloro che definiscono, a ragione, l’Ipo di Deliveroo un fallimento sostengono che si trattasse di una tragedia annunciata, soprattutto quando Baillie Gifford, Legal & General, M&G, Aviva e Aberdeen Standard avevano reso noto che non avrebbero partecipato alla quotazione, esprimendo scetticismo sulla possibilità che il modello di Deliveroo potesse essere sostenibile sul lungo periodo.
Tragedia annunciata per Deliveroo
Bisogna anche tenere conto di un fatto: Deliveroo ha perso 224 milioni di sterline nel 2020 e la vaccinazione contro il coronavirus potrebbe portare a peggiorare la sua situazione per via di una graduale ma sostenuta riapertura di dei ristoranti, unita alla legislazione in preparazione in diversi stati dove l’azienda è presente che non permetteranno più l’attuale sfruttamento dei rider che, per come è organizzato, favorisce un maggiore guadagno.
Tra le ragioni del fallimento dell’Ipo per molti deve essere anche calcolato il fatto che il Ceo Will Shu abbia deciso di strutturare la stessa per mantenere la sua leadership attraverso i “diritti speciali” per i fondatori che si ottengono tramite l’emissione di azioni chiamate “dual-class”.
Grazie a questo strumento, Shu ha un potere di voto 20 volte superiore a quello di qualunque altro azionista. Una struttura azionaria spesso usata nella Silicon Valley, Google e Facebook ne sono un esempio, ma decisamente rare in Europa.
Questa Ipo disastrosa, tra l’altro, rappresenta un problema anche per il governo britannico, che in questo modo ha dovuto rinunciare ad un rilancio tanto desiderato e resosi necessario dopo la Brexit e il successivo calo di importanza in Europa del mercato azionario londinese.