Non c’è pace per Carige: la famiglia Malcalza, nell’ultima assemblea, ha fatto infatti saltare l’aumento di capitale portando l’istituto a dover organizzare una seduta straordinaria per capire come muoversi per salvare la banca.
L’ipotesi più semplice da mettere in atto è quella di rimandare l’aumento per trovare un accordo con l’azionista: ma allo stesso tempo si tratta di una mossa pericolosa dati i tempi stretti e le pressioni su Carige da parte della BCE. Quest’ultima, se il caos continuasse a permanere, potrebbe decidere di contestare al primo socio una funzione di direzione e coordinamento sull’assemblea e se ciò dovesse accadere Malacalza potrebbe vedersi costretto a consolidare la partecipazione o lanciare un’opa sulla banca.
O in alternativa il cda potrebbe anticipare la conversione immediata del bond subordinato di 400 milioni emesso a novembre e sottoscritto già dal Fidt e ottenere una soluzione immediata per ciò che concerne il capitale richiesto. Si giustifica così il primo azionista attraverso il proprio legale:
Quanto all’urgenza dell’intervento richiesto sul capitale della banca, rileviamo che, a quanto abbiamo potuto comprendere dalle informazioni disponibili, la banca sarebbe stata per il momento posta in sicurezza grazie al prestito obbligazionario sottoscritto dal Fondo Interbancario, consentendo dunque di rinviare l’assunzione della decisione su una possibile nuova operazione sul capitale a una prossima assemblea.
Il fatto che non siano ancora noti i risultati di bilancio 2018 e si sia ancora in attesa degli obiettivi patrimoniali che saranno dati a Carige nel 2019 influiscono, hanno spiegato, alla decisione. Unite, e non ne viene fatto mistero, alle perplessità riguardanti il suggerimento proveniente da Francoforte di un’eventuale aggregazione bancaria.