Anche Bce e Mario Draghi nell’occhio della politica italiana? Sembrerebbe di no anche se, dopo il recente caso di Bankitalia e Visco c’è poco da fidarsi: come possibile che non si capisca che indebolire alcune istituzioni porta solamente problemi sul lungo periodo?
Davanti alle telecamere Mario Draghi è difeso come giusto che debba essere date le politiche che insieme al board della BCE continua a mantenere salvaguardando anche l’economia italiana, ma dietro non è esule da critiche, seppur velate, alla sua persona ed al suo approccio. Questo perché tra i possibili esiti del voto italiano potrebbe esserci un ennesimo governo tecnico che porterebbe a nuove elezioni a breve termine come avvenne in tempi non sospetti in Spagna. E se il doppio giro di voti dovesse coincidere con la fine del ruolo di Mario Draghi in BCE? E’ ovvio che in molti guarderebbero a lui: screditarlo in anticipo potrebbe aiutare ad evitare questo “problema”.
Ovviamente sono solo ipotesi ma si sa come ragiona la politica: si agisce prima e si pensa dopo, anche nei momenti in cui per aiutare la popolazione ci sarebbe bisogno di posizioni economiche forti. Non bisogna dimenticare che anche se l’Italia rimane indietro, il resto d’Europa va avanti e le ripercussioni del supereuro e del quantitative easing (come di qualsiasi altro approccio di politica economica, N.d.R.) avranno impatto sul nostro paese a prescindere che lo si voglia o meno.
Motivo per il quale forse sia Mario Draghi che la BCE dovrebbero essere visti solo come qualcosa a cui guardare per imparare e non come nemici.