Mario Draghi è senza dubbio uno dei punti cardine del rapporto tra la valuta americana e quella europea. L’euro infatti continua ad essere più forte del dollaro in maniera netta, toccando i massimi a quasi 2 anni. Un andamento che dura ormai da settimane e che è stato consolidato nei giorni scorsi proprio dalle parole del presidente della BCE.
Il banchiere ha infatti dichiarato che in autunno verranno discussi finalmente i prossimi passi da intraprendere per ciò che concerne il programma di stimolo monetario. E’ innegabile che si tratti di qualcosa che diverse economie europee e mondiali attendono ormai da tempo. Un’attesa che innegabilmente sta aiutando in particolare quelle economie dell’Eurozona che risentono ancora della crisi e dell’instabilità. Sono diversi gli analisti che in seguito all’intervento di Mario Draghi hanno fatto previsioni, tra cui spicca quella di Vincenzo Longo, market strategist di IG“ che ha sottolineato:
Ci aspettiamo un annuncio di riduzione del QE da 60 a 40 miliardi al mese in autunno (settembre o al più tardi ottobre), con partenza a gennaio 2018.
L’esperto anche sottolineato che per un rialzo dei tassi sarà molto probabilmente necessario aspettare la prima metà del 2018. Si tratta di parole che non devono essere prese sottogamba sebbene le tempistiche non siano vicinissime. Mario Draghi ha rilasciatole sue dichiarazioni a riguardo a margine dell’ultimo incontro della BCE approfittando della conferenza stampa ufficiale. Secondo ciò che ha riportato il Consiglio Direttivo della Banca Centrale è stato unanime nel “fissare una data precisa su quando discutere i cambiamenti futuri”. Cosa significa questo? Molto semplice: il tapering, ovvero la diminuzione acquisti di asset, si avvicina. Un pensiero che ha causato una forte reazione nei mercati valutari, portando ad un forte apprezzamento dell’euro che è così schizzato sopra 1,16 nel cambio con il dollaro.