Il dollaro continua la sua discesa inesorabile, sull’onda del Russiagate che sta coinvolgendo l’amministrazione Trump, e tocca i suoi nuovi minimi storici. Il risultato potrebbe andar bene al presidente, che voleva rilanciare le esportazioni USA, ma al tempo stesso inasprisce il confronto tra deficit commerciali, specialmente nei confronti della Germania, più volte punzecchiata dall’amministrazione americana, che vorrebbe pagare un conto meno salato con Berlino.
La cautela dimostrata dalla Yellen, presidente della Fed, ieri sera all’audizione del senato americano, ha dimostrato ancora una volta come l’America si trovi stretta tra il dubbio di accompagnare la debole crescita con una politica monetaria accorta e fatta di piccoli steps, e quello di rilanciare il biglietto verde per far fronte ai debiti esteri. Il tutto, in attesa della famosa riforma fiscale che ancora non vede la luce, e che aveva fatto esaltare i mercati all’elezione di Trump. Così il dollaro tocca i minimi storici dal maggio 2016, quando c’era ancora Obama, e contro l’euro segna un nuovo ribasso. Adesso la coppia EUR/USD è quotata a 1,1489, e meglio non va contro sterlina e yen, da poco eletta a valuta bene rifugio dalla Goldman Sachs, che ha retrocesso al secondo posto il franco svizzero, in una sua analisi su un arco temporale di dieci anni, comparativo in un paniere di 29 monete.