Alitalia è quasi caduta nell’oblio a livello stampa dall’apertura della data room lo scorso 26 giugno: nell’attesa delle offerte non vincolanti del 21 luglio si è perso ciò che di importante il capo di Ryanair ha reso noto in merito alle sue intenzioni e condizioni per l’acquisto della compagnia italiana.
Michael O’Leary, intervistato da La Stampa, qualche tempo fa lo aveva sottolineato: forse non saremo noi ad acquistare Alitalia e senza dubbio saremmo quelli più osteggiati da sindacati per via dei tagli che verrebbero fatti. E’ anche vero che il mercato italiano è uno di quelli che fa sempre più gola al magnate e che quindi nella sua posizione il conflitto di interessi vi è ed è potente.
E prima di settembre ed ottobre di eventuali offerte non si parlerà, fermo restando che il lavoro dei commissari sarà “l’osservato speciale” di Ryanair e dei suoi soci. Questo perché politica e sindacati fanno il bello e brutto tempo e pur nel rispetto del lavoratore si tratta di qualcosa di inaccettabile per O’Leary. Non se la sente infatti di investire in Alitalia nelle condizioni in cui si trova oggi.
Le condizioni per l’acquisto di Alitalia da parte di Ryanair passano per una ristrutturazione completa della stessa in modo tale da non limitare l’azione del vettore. Il ceo della compagnia low cost è stato chiaro qualche tempo fa: devono essere troncati i rapporti con Air France, ridotta significativamente la forza lavoro e rivisti i costi di aerei e scali.
Questo non significherebbe snaturare il marchio, quanto valorizzarlo. E le sue parole in merito con il quotidiano torinese furono chiare:
[Alitalia] avrebbe minori costi, questo è certo, ma il valore emergerebbe collegando direttamente il mondo con l’Italia. In questo oggi è ostacolata dagli accordi con Air France che le impediscono di aprire più tratte dirette per il Nord America da Roma, Milano, Pisa e Venezia. Oggi per arrivare in Italia si deve spesso passare da Parigi o Francoforte.