Macron spinge l’euro sul dollaro: basta questo per mantenere l’euro a livelli accettabili di competitività sul mercato valutario e generale? Il neoeletto presidente francese è un sostenitore della valuta europea sebbene insista che gli equilibri debbano essere rivisti: la sua è una politica economica che guarda al futuro e che vuole mettere un punto all’incertezza.
La moneta unica si è fatta valere nella settimana successiva alla sua elezione ma non si può essere sicuri che questo basti per rendere solida una ripresa del conio europeo, soprattutto su quello statunitense al momento impegnato, grazie anche alla politica della FED a far sentire il suo peso nel mercato valutario e non solo.
Il circuito Ebs ha indicato quasi subito l’euro al di sopra di 1,10 dollari seppure con scambi molto limitati ed ai massimi da un anno sullo yen: questo però, è necessario sottolinearlo ancora, non significa certezza, soprattutto se qualche investitore più scaltro dovesse decidere di trarne profitto per forza. Ed ancora: assurdo dimenticarsi che una volta conclusasi la questione francese non ci sia il problema di quella italiana. I mercati non hanno affatto dimenticato il bel paese il quale può influenzare in negativo l’andamento della moneta unica anche senza volerlo a causa della sua incertezza.
Il debito pubblico, le posizioni antieuropeiste di diversi partiti e l’incertezza sulla stessa data delle elezioni lavorano contro la stabilità italiana e quella monetaria dell’Eurozona: purtroppo per tutti nessun leader italiano ha lo stesso carisma e la stessa volontà del presidente Macron nella sfida contro il populismo e l’euroscetticismo. Il quantitative leasing della BCE al momento è di supporto ma questo basterà a mantenere l’euro a buoni livelli?