Nelle ultime settimane gli Stati Uniti hanno tirato fuori i muscoli e mostrato che la crescita economica rimarrebbe robusta per l’economia americana, con 177.000 nuovi posti di lavoro generati nel settore comparto privato ad agosto.
Si tratta di dati superiori alle aspettative, come la ripresa del mercato dei mutui, con richieste cresciute del 2,1% dal -2,8% del mese precedente.
I mercati stanno pagando da settimane il secondo rialzo dei tassi USA, che verosimilmente potrebbe essere annunciato tra un mesetto. Sarebbe nell’ordine dello 0,25% e porterebbe il livello dei tassi americani nel range 0,50-0,75%.
Da qui, l’upgrade del dollaro contro le principali valute del pianeta, euro compreso. Ma gli investitori stanno per caso scontando solo una nuova stretta Fed o anche un possibile ulteriore potenziamento degli stimoli BCE? Per capirlo, gli esperti hanno voluto indagare sul cambio euro-dollaro.
Nell’ultimo mese, esso si è indebolito dello 0,2%, mentre nelle ultime due settimane è scivolato di poco quasi l’1,8%. Nel frattempo, però, il dollaro si è apprezzato di oltre mezzo punto percentuale in media contro le altre valute da inizio agosto e di quasi l’1,6% nelle ultime due settimane. Dunque, i movimenti del cambio euro-dollaro sarebbero sostanzialmente in linea con quelli delle altre divise mondiali più importanti contro il biglietto verde.
In base a queste considerazioni il mercato non starebbe dando credito a una divergenza significativa tra la politica della Fed e quella della BCE. In buona sostanza, i traders sanno che ci sarà un imminente mini-rialzo dei tassi USA, ma non credono a un nuovo aumento degli stimoli nell’Eurozona, l’ultimo dei quali è stato varato solo nel marzo scorso e a decorrere da giugno vengono acquistati anche corporate bond.