Un autentico shock economico. Per il momento è solo un’eventualità, e lo sarà fino al 23 giugno: questa è la data scelta per il referendum che potrebbe decretare la Brexit.
Nel caso in cui la Gran Bretagna votasse a favore dell’uscita dall’Ue, la Sterlina perderebbe in maniera imminente il 20%.
Le conseguenze su valuta e inflazione sarebbero del tutto negative. Il rapporto pubblicato dal Niesr qualche giorno fa parla chiaro. Con la Brexit il Pil britannico subirebbe una contrazione pari all’1% il prossimo anno e pari al 2,3% tra due anni.
Nel caso in cui il 23 giugno il verdetto finale risulterebbe la permanenza nell’Ue, il Pil aumenterebbe del 2% quest’anno e del 2,7% nel 2017. Così il Niesr:
Un voto a favore di un’uscita dalla Ue rappresenterebbe un forte shock per l’economia britannica. L’aumento del rischio e dell’incertezza porterebbe la sterlina a svalutarsi del 20% circa subito dopo il referendum, e questo scatenerebbe forti pressioni inflazionistiche.
George Osborne, cancelliere britannico, avverte: sono “decine di migliaia di posti di lavoro” nel settore finanziarioa rischio in caso di Brexit. Stando ai calcoli del Tesoro britannico, 285mila posti di lavoro sono direttamente collegati all’export di servizi finanziari verso la Ue. Uscire sarebbe quindi “catastrofico per l’occupazione e per gli stipendi”, secondo Osborne.
Un sondaggio delle British Chambers of Commerce afferma che il 54% delle imprese sono favorevoli a restare, una percentuale in calo in confronto al 60% di febbraio.
Dopo il monito di ieri del premier David Cameron sul fatto che il Brexit potrebbe mettere a repentaglio la pace in Europa, cinque ex segretari-generali della Nato e 13 ex responsabili della Difesa, degli Esteri e della Sicurezza Usa hanno avvertito dei rischi di un’uscita dalla Ue.