Il rally dello yen sta mettendo in difficoltà la Bank of Japan, poichè variazioni percentuali così positive nei confronti delle valute più importanti potrebbero mettere a rischio le già fragili speranze di rilancio dell’economia e dell’inflazione.
Sono quasi tre anni ormai che la BoJ vuole uno yen molto svalutato così da rilanciare gli utili aziendali, la crescita economica e i prezzi al consumo. L’istituto avente sede a Tokyo si trova ora a fronteggiare una delicata questione inerente il tasso di cambio della propria valuta, in una fase in cui gli investitori stanno conducendo un forte processo di disinvestimento dei carry trade in yen.
Nel contempo la moneta nipponica è da sempre un asset rifugio nelle fasi di maggiore turbolenza finanziaria sui mercati globali, tanto che la scorsa settimana il tasso di cambio Dollaro/Yen è crollato sui livelli del 2014 sotto 111. Giovedì scorso la moneta nipponica ha fatto registrare la maggiore impennata giornaliera dal 1998, facendo tornare nella mente degli investitori le giornate che seguirono lo tsunami del 2011 quando avvenne un improvviso rimpatrio di capitali che generò un boom pazzesco dello yen in pochissime sedute. Al rally dello yen fa da contraltare la caduta degli indici azionari nipponici.
Il Nikkei e il Topix hanno messo in archivio la peggior settimana dai tempi del crack di Lehman Brothers, con la maggior parte dei titoli bancari crollati sui livelli precedenti alla nomina di Haruiko Kuroda a governatore della Bank of Japan. Il programma di quantitative easing da 80.000 miliardi di yen all’anno e i tassi negativi sembrano non bastare a risollevare il sistema economico-finanziario giapponese. A questo punto le autorità monetarie giapponesi potrebbero valutare un intervento diretto sul forex per vendere yen e ristabilire l’equilibrio sul cambio in una fase ad alta volatilità.