L’exploit della quotazione dell’euro sui mercati internazionali, successivamente al meeting della Banca Centrale Europea di ieri, potrebbe rappresentare la grande sorpresa di fine anno dato che la maggior parte degli analisti finanziari di banche d’affari e broker prevedevano un imminente crollo verso la parità (o addirittura più in basso).
L’istituto monetario di Francoforte non ha rinvigorito il programma di quantitative easing, salvo estendere la durata di altri 6 mesi, deludendo non poco le attese degli investitori che si aspettavano ormai l’avvio del cosiddetto “QE2”.
Tra l’altro la Bundesbank ha rincarato la dose, affermando che ulteriori misure monetarie ultra-espansive – per combattere il rischio di bassa inflazione nel tempo – non sono affatto necessarie. Insomma è stata una doccia fredda per i “sell”, che hanno così ritirato le scommesse ribassiste aperte nelle ultime settimane. A tirare i remi in barca sono stati sia i piccoli trader privati sia i grandi investitori istituzionali, che ora guardano con interesse a una possibile long di breve periodo sulla moneta unica.
D’altronde ciò che conta sui mercati finanziari è il prezzo (la cosiddetta “price action”), per cui ora potrebbe diventare appetibile addirittura la long sull’euroalmeno da qui a fine dicembre. La valuta continentale non dovrebbe recuperare terreno solo nei confronti del dollaro americano, bensì anche contro altre valute importanti (yen, sterlina e commodity currencies su tutte). E forse aveva ragione il team di esperti sul forex della UBS, che qualche giorno fa ammetteva di essere contrarian rispetto al sentiment generale del mercato aspettandosi un cambioEuro/Dollaro a 1,20 entro fine 2016.
La banca d’affari svizzera è stata una delle poche a preventivare una ripresa dell’euro, sebbene il trend di inversione vada ancora confermato nelle prossime sessioni.