I recenti dati riguardanti lo stato di salute dell’economia europea possono condizionare le prossime scelte di economia monetaria della BCE.
L’inflazione è calata ulteriormente, attestandosi nell’Unione Europea al di sotto dello zero, con un -0,1%. Il tasso di disoccupazione resta al contrario elevato, anzi aumenta di un decimo di punto percentuale e arriva all’11%.
Durante lo scorso Marzo la BCE aveva avviato il suo programma di Quantitative Easing per immettere liquidità e combattere il fantasma della deflazione, sintomo di un’economia in fase di depressione. Difficilmente ci si sarebbe aspettati che dopo sette mesi di QE la situazione potesse rimanere invariata.
Il dato di oggi non è dei peggiori, ma non è neanche un grande risultato, sul quale hanno gravato il basso prezzo delle commodities e il rafforzamento dell’Euro dopo il caos dei mercati emergenti.
Nella sua recente conferenza stampa, il presidente della BCE Mario Draghi aveva confermato la disponibilità da parte dell’Eurotorre a rafforzare e prolungare il QE. Adesso l’ipotesi è ancor più verosimile e il Quantitative Easing potrebbe diventare più longevo e più intenso: potrebbe infatti raggiungere la somma totale di 2400 miliardi di Euro, più del doppio di quanto previsto alla sua nascita.
A pesare sull’indice europeo dei prezzi al consumo sono state anche le notizie tedesche di ieri, che hanno evidenziato in Germania l’inflazione 0 sul dato annuale e addirittura a -0,2% per quanto riguarda il dato mensile.
Anche Standard & Poor’s ritiene probabile il rafforzamento del Quantitative Easing e ipotizza che sarà esteso ben oltre il 2016, anche fino a metà 2018.
Nel forex questo si tradurrebbe in una nuova ed auspicata discesa dell’Euro nei confronti delle altre valute, così da stimolare l’export e rimettere sulla giusta carreggiata l’economia dell’Eurozona.