Il nuovo crollo del dollaro Usa ha delle motivazioni ben precise, che vale la pena argomentare con dovizia di particolari.
Uno dei movimenti di più osservati con attenzione dalla Federal Reserve riguarda il costo dell’occupazione. Esso ha fatto registrare nei giorni scorsi un ribasso storico che potrebbe indurre la banca centrale degli Stati Uniti ad aspettare ancora prima di innalzare nuovamente i tassi di interesse.
I salari e benefit che aziende, governo e istituzioni senza scopo di lucro destinano ai loro dipendenti è salito dello 0,2% nel secondo trimestre. Si tratta di un rialzo minimo da record, secondo l’indice del costo del lavoro pubblicato dal Dipartimento del Lavoro nella giornata di venerdì.
Il dato è ben al di sotto dell’incremento dello 0,7% fatto rilevare nel primo trimestre e della previsione degli analisti per un rialzo dello 0,6%.
Il rallentamento dei costi nel mercato del lavoro arriva dopo che i dati sulla crescita dei salari avevano suggerito un forte ritmo sul trend a rialzo nel campo. Sostengono gli esperti:
Un rialzo sostenuto dell’indice del costo del lavoro avrebbe segnalato un aumento della spesa da parte dei lavoratori, che a sua volta stimola la crescita e il numero di nuove assunzioni, avendo possibili effetti rialzisti sul’inflazione. I salari, che rappresentano circa il 70% dei costi del lavoro, sono aumentati dello 0,2% nel secondo trimestre, dopo un aumento dello 0,7% nei primi tre mesi dell’anno. I benefit sono aumentati dello 0.1%, dopo un guadagno dello 0,6% nel primo trimestre. Nel corso degli ultimi 12 mesi, il costo del lavoro è rallentato al 2,0%, giù da un aumento del 2,6% nel primo trimestre. Si tratta del tasso più basso dal secondo trimestre del 2014.
Questi sviluppi potrebbero suscitare numerosi dubbi tra i membri nella commissione decisionale di politica monetaria della Fed riguardo alla forza dell’economia capace o meno di reagire positivamente al rialzo dei tassi di interesse. I rendimenti dei Treasury a 10 anni hanno fatto registrare un netto calo dopo la pubblicazione dei dati, in quanto gli investitori hanno perso fiducia per un rialzo dei tassi nel mese di settembre. Il dollaro è sceso notevolmente contro l’euro. I futures sulle azioni sono aumentati.
La banca centrale degli Stati Uniti vorrebbe vedere i costi del lavoro più vicini al 3% per essere fiduciosa nel rialzare i tassi.