Il Brasile prosegue nella sua fase di debolezza sul fronte economico, successivamente alla recessione tecnica.
Il colosso sudamericano deve fare i conti con dati fiscali ancora troppo flebili, anche per via dell’impegno della banca centrale di mantenere stringenti le condizioni monetarie allo scopo di frenare pericolose fiammate inflazionistiche. Il paese carioca ha intenzione di rispettare scrupolosamente i target di inflazione, tanto che di recente il Banco do Brasil ha annunciato l’abbassamento della fascia obiettivo per l’inflazione al 2017 a +/-1,5% da +/-2%.
La banca centrale brasiliana vuole incrementare la propria credibilità dichiarando guerra all’inflazione, in modo tale da proteggere sia la valuta domestica che i bond pubblici da eventuali attacchi speculativi. Tuttavia le autorità monetarie di Brasilia devono fare i conti con una difficile congiuntura, che rischia di creare anche problemi di natura sociale. Il pericolo numero uno si chiama disoccupazione, che a maggio è aumentata al 6,7% dal 6,4% di aprile. Gli analisti finanziari avevano, invece, prospettato un incremento fino al 6,6%. Bisogna ricordare che a gennaio 2015 il tasso di disoccupazione in Brasile era al 5,3%.
Sul mercato dei cambi il real brasiliano dovrebbe proseguire col restare nel mirino dei venditori sia contro dollaro americano che contro euro. Il tasso di cambioUSD/BRL, che negli ultimi dodici mesi ha guadagnato il 40% (ma negli ultimi tre anni la performance sfiora il 100%!), è atteso ancora per molto tempo sopra quota 3. Inoltre appare possibile un nuovo allungo dei prezzi, almeno fino ai top pluriennali toccati a metà marzo scorso a 3,31. In caso di superamento deciso di questi livelli, il cambio dollaro/real potrebbe salire fino a 3,50 entro fine anno e a 3,75 entro fine 2016.