Le rilevazioni provenienti dalle altre economie hanno effetti di durata più bassa. Secondo gli esperti si sta entrando in una fase correttiva di medio periodo sul biglietto verde. Il valutario continua a mostrarsi dollaro-centrico quando vengono rilasciati dati americani con eccezioni isolate su pubblicazioni di altre economie che impattano però solo nel breve periodo sulle singole divise per poi riequilibrarsi con i movimenti principali e comuni a tutte le major trascinate dall’andamento unilaterale del dollaro americano, sia esso al rialzo o al ribasso”.
Il movimento correttivo del dollaro trova giustificazione nella debolezza evidenziata dai dati economici americani. “Basta osservare un grafico – spiega il trader indipendente Filippo Scimone – per rendersi conto che gli affondi long di euro/dollaro si sono avuti in coincidenza del rilascio di dati Usa inferiori al consensus. Mi riferisco in particolare alle vendite al dettaglio di mercoledì e alla produzione industriale e indice di fiducia dell’Università del Michigan di venerdì. L’indebolimento del dollaro è stato generalizzato contro tutte le valute”.
Il trend dell’economia Usa resterà il fulcro dei movimenti del Forex almeno fino a quando non si formerà una probabilità stabile sulla data del primo rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed. Data che al momento si sta spostando avanti nel tempo. Il presidente della Fed di Chicago Charles Evans ha ribadito oggi a Stoccolma un pensiero già espresso un paio di settimane fa: “i tassi di interesse dovrebbero essere mantenuti a zero fino a inizio 2016 e poi gradualmente alzati visto che l’inflazione è ancora troppo lontana dagli obiettivi della Federal Reserve”.