L’oro si è portato di nuovo più su della soglia dei 1.200 dollari l’oncia, approfittando al meglio della debolezza cronica del dollaro americano fatta rilevare durante gli ultimi giorni.
Il crollo del biglietto verde contro le maggiori valute mondiali, dopo il summit del Fomc, ha favorito la ripresa delle quotazioni del metallo giallo, che nelle ultime due sessioni di trading è passato da un valore minimo di 1.178$ a uno massimo di 1.215$ l’oncia.
Il boom dell’oro ha ridato energia anche all’argento, che ieri ha sfiorato quota 16,7$ l’oncia, dopo che sul finire della scorsa ottava era sceso sui minimi da oltre un mese in area 15,6$ l’oncia. Dietro il rally dell’oro c’è senza dubbio l’aspettativa di un rialzo deitassi di interesse negli Stati Uniti più lento del previsto, complice le recenti difficoltà mostrate dall’economia americana.
In particolare il metallo prezioso sta approfittando dello scenario di bassainflazione, che continua a perdurare nonostante le notevoli immissioni di liquidità delle banche centrali. Da un punto di vista tecnico, l’oro – che venerdì scorso era sceso sui minimi da oltre un mese a 1.175$ l’oncia – sembra poter ambire a nuovi rialzi, soprattutto in caso di superamento deciso della resistenza chiave di area 1.220$ – 1.225$.
Se dovesse avvenire il breakout esplosivo della summenzionata key area, la quotazione del metallo giallo potrebbe salire fino a 1.250$ l’oncia nel giro di un paio di settimane (o forse meno). Molto dipenderà dagli effetti del meeting del Fomc, chiamato ad annunciare agli investitori le proprie decisioni in tema di politica monetaria. E’ atteso ancora un approccio dovish: i tassi dovrebbero essere ritoccati solo verso novembre o addirittura a inizio 2016.