Il rublo è ancora in crisi. Una crisi che sembra non avere fine. A rilevarlo sono gli analisti di Danske Bank, i quali sembrano essere stati i più precisi nel pronosticare il cross valutario per la fine dello scorso anno.
La Russia potrebbe dovere affrontare tempi molto difficili, con la sua valuta che si porterebbe in area 75-77 contro il dollaro, entro la fine del primo trimestre 2015. Al momento, un dollaro vale 62,78 rubli. La valuta russa ha perso il 3,3% dall’inizio dell’anno, dopo avere concluso il 2014 con un crollo del 46%. Si tratta del dato peggiore dal 1998, l’anno del default.
Secondo gli analisti, ci sarebbe il 35% di probabilità che entro la fine del primo trimestre il rublo scenda a nuovi minimi. Lo scorso 16 dicembre, esso toccò il record minimo di 80 contro il dollaro e di 100 contro l’euro. Il suo corso è risalito da allora, arrivando a ricavare fino al 30%, dopo l’intervento della Banca di Russia e del Ministero delle Finanze, che hanno venduto dollari sul mercato, riducendo ancora una volta le riserve (-90 miliardi in un anno).
Non tutti, in ogni caso, sono dell’idea che ci sarà un nuovo tracollo. Secondo Hsbc, ad esempio, il rublo dovrebbe apprezzarsi entro marzo a 59,30 contro il biglietto verde, guadagnando così intorno al 5% dai livelli attuali. E secondo RBC Capital, il rublo sarebbe sottovalutato del 23,8% contro il dollaro. In sostanza, il cambio dovrebbe aggirarsi in area 48.
In sostanza, tuttavia, il sentiment degli operatori appare più che negativo. Aldilà delle tensioni geopolitiche, fino a quando il prezzo del petrolio non tornerà a salire, la Russia non avrà dinanzi a sé prospettive positive, rappresentando il greggio quasi la metà delle sue entrate e i tre quarti delle sue esportazioni. Inoltre, i livelli attuali delle quotazioni sono di 10 dollari al barile più bassi dei 60 dollari su cui la Banca di Russia ha basato le sue stime per quest’anno, prevedendo un calo del pil del 4,7%.