Sono molto ristrette le fasce entro le quali si verifica il cross tra Euro e Franco Svizzero. Il cambio si attesta a 10 pip sopra la soglia minima a 1,20.
In questa situazione è possibile ritenere che la credibilità della Banca nazionale svizzera possa garantire una base stabile, malgrado siano evidenti i rischi al ribasso.
Non è escluso un intervento della Banca nazionale svizzera se non diminuiranno le pressioni sulla base minima di cambio. Malgrado ciò, se la Banca nazionale dovesse intervenire, non sarebbe certo per preparare una base per il Referendum sull’Oro, bensì per raffreddare le scommesse speculative.
Le inversioni di rischio a 1 mese delta 25 per l’EUR/CHF proseguono nella loro discesa, a riprova del fatto che vige un forte disequilibrio a favore delle opzioni put. Siamo dinanzi ad una crescente definizione errata del prezzo per i derivati dell’EUR/CHF a scadenze brevi, perché riteniamo che, tecnicamente, non ci sia ragione per cui la Banca nazionale svizzera intenda permettere al mercato di distruggere la base, almeno non così presto.
Gli strategist hanno così analizzato il trend:
Il 30 novembre gli svizzeri decideranno se la BNS debba portare le sue riserve in oro a un minimo del 20%, stoccandolo fisicamente in Svizzera e rendendolo invendibile. Al momento la BNS detiene l’8% delle sue riserve in oro e portarle al 20% costituirebbe un’operazione massiccia, anche se ciò non presenterebbe un rischio diretto per la base dell’EUR/CHF a 1,20. Per questo motivo riteniamo che le scommesse a breve termine non siano altro che fumo e intravediamo l’opportunità di trarre beneficio dalla valutazione errata del prezzo attraverso opzioni call OTM sul topside. Certo, la BNS può continuare tecnicamente ad accrescere il suo bilancio per contrastare l’apprezzamento indesiderato del franco finché la BCE continuerà a espandere il suo bilancio.