L’economia tedesca fa registrare un altro pesante ‘stop’: il calo della fiducia da parte delle imprese continua a condizionare il mercato e le conseguenze sono lampanti. Nel mese in corso si rileva un altro calo per l’indice IFO in Germania. L’indicatore, infatti, è sceso a 103,2 punti dai 104,7 punti del mese precedente.
Siamo dinanzi al livello più basso toccato da dicembre 2012. Gli analisti finanziari avevano pronosticato soltanto un lieve decremento fino a quota 104,3 punti. Ha fatto molto male soprattutto il sotto-indice sulle condizioni attuali, diminuito a 108,4 punti dai 110,5 punti del mese precedente. Cala anche il sotto-indice delle aspettative a 98,3 punti dai 99,3 punti di settembre (gli analisti si aspettavano solo un piccolo calo a 98,9 punti).
Il risultato dell’IFO tedesco di ottobre è stato di gran lunga negativo, dal momento che ha implicato alcune conseguenze. Tra queste c’è da sottolineare il malumore diffusosi tra gli investitori dopo il brutto dato del PMI manifatturiero pubblicato la scorsa settimana. Secondo gli esperti i recenti dati macroeconomici tedeschi molto deludenti non lasciano sperare in una ripresa del pil nel terzo trimestre, per cui l’intera economia dell’eurozona dovrebbe restare fragile almeno fino al termine del 2014. L’IFO viene considerato uno dei principali barometri dell’economia teutonica e in grado di influenzare significativamente la fiducia degli investitori verso l’intera area euro.
La reazione della moneta unica sui mercati valutari non poteva di certo essere positiva, malgrado il buon avvio settimanale a seguito dell’esito positvo degli stress test della BCE che hanno confermato la solidità della maggior parte degli istituti di credito europei. Sul forex il tasso di cambio euro/dollaro si è allontanato velocemente dai top intraday di 1,2714, scendendo fin sotto 1,2680. Attualmente la quotazione non è troppo distante dal minimo di giornata posto a 1,2672. Giovedì scorso il cambio era riuscito a trovare un buon supporto di breve periodo a 1,2613, ma i dati macro europei negativi potrebbero ben presto spingere i prezzi verso i minimi di 1,25.