Fino a meno di un mese fa quando trattavamo il tema della valuta della regina ci soffermavamo naturalmente sulle release macro e su come queste si relazionassero alle aspettative di politica monetaria della Bank of England, dopo che quest’ultima aveva non più tardi di giugno lasciato intendere che un rialzo dei tassi di riferimento potesse avvenire in maniera anticipata rispetto alla forward guidance salvo poi svilire tali attese nelle comunicazioni successive.
A distanza di giorni ci ritroviamo, senza naturalmente dimenticare tali tematiche, a disquisire di sterlina in rapporto invece alla scottante questione del referendum di indipendenza della Scozia il quale è divenuto via via più permeante man mano che l’ipotesi di una probabile vittoria dei “si” acquista sempre maggiore credito, spiega Davide Marone di Dailyfx. Il gap, in termini di sondaggi naturalmente, tra il “si” all’indipendenza ed il “no” sarebbe infatti ormai risibile e, dal punto di vista delle ripercussioni sui mercati, questo non può che mettere ulteriore forte pressione alla sterlina.
>La sterlina britannica sotto i riflettori
E’ indubbiamente difficile stimare e quantificare cosa possa voler dire in termini reali l’impatto del voto in favore dell’indipendenza, ma se davvero questo scenario dovesse concretizzarsi è molto verosimile che la divisa britannica potrebbe subirne un grave contraccolpo. Un tema reale, tra i tanti, è ad esempio la quota del debito pubblico che la Scozia nominalmente dovrebbe sostenere, piuttosto che la quota rispetto alla produzione di petrolio del Mare del Nord e come queste variabili possano incidere sul deficit commerciale del Regno Unito.
Di conseguenza, e qui torniamo alla Bank of England, il timing per un rialzo dei tassi potrebbe essere differito nel tempo e non di poco in quanto potrebbe rivelarsi non veloce l’”assestamento” dopo l’eventuale scossone del distacco della Scozia. Da controaltare va da sé che è abbastanza auspicabile un clamoroso apprezzamento della sterlina laddove dalle urne del 18 settembre dovesse essere il “no” a vincere. Ma fino a quella data potrebbe essere ancora una buona idea quella di vendere i ritracciamenti di pound contro praticamente tutte le valute.