Dopo aver dunque ripercorso i contenuti emersi nell’ultima riunione della Federal Reserve, è bene brevemente capire il dollaro come potrà agire nelle ore e nei giorni prossimi. La premessa doverosa è che gli investitori abbiano di fatto prezzato un rialzo dei tassi nel 2015, ipotizzando un intervallo temporale tendenzialmente spostato alla seconda metà dell’anno venturo. Ciò naturalmente induce a ritenere che il rendimento degli US Treasury aumenterà così come il rendimento di ciascun asset denominato in dollari americani spiega Davide Marone di DailiFx, mentre l’azionario andrà a prezzare invece un tasso di sconto maggiore per il calcolo dei dividendi attesi per il valore delle azioni oltre che un aumento del costo del denaro che potrà riflettersi dunque sulle imprese.
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Così detto, dovremmo attenderci un cammino ben segnato per i prezzi. E’ d’obbligo però precisare che nulla di tutto questo – parliamo di un rialzo dei tassi – è avvenuto, ne avverrà a breve. Dopo una forte reazione di questo tipo il mercato potrebbe dunque tornare a scontare gli scenari precedenti, presentandoci dunque un potenziale ritorno alla debolezza del dollaro e alla forza dei listini.
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Esso è stato prontamente comprato in maniera generalizzata contro tutte le valute per salti di prezzo che, nella mezzora intercorsa tra le comunicazioni e l’inizio della press conference di Yellen, sono stati dell’ordine di 70-80 pips nel caso dei cambi originali. Acquisti di dollaro che naturalmente hanno permesso ampie vendite di listini azionari così come di oro, in un quadro complessivo piuttosto lineare e sensato di correlazioni intra ed intermarket. Sul perché il mercato sia andato a comportarsi come se davvero fosse stato annunciato un verosimile rialzo dei tassi a breve, questo è già meno noto. Un’analisi appena più razionale di quanto fuoriuscito ieri dalle stanze di Washington non ci rivela per la verità nulla di stravolgente rispetto a quanto già conosciuto.