Eurozona, in forte miglioramento l’indice PMI

Il mancato cambio di politica monetaria attuato da Draghi è una conseguenza del forte miglioramento dell’indice PMI composito in Europa soprattutto nel settore dei servizi che solitamente porta a una forte crescita dei posti di lavoro. Altro elemento positivo è stato il restringersi del differenziale negli indici di fiducia tra Germania e paesi in difficoltà (Spagna e Italia). La disoccupazione è su livelli molto alti ma negli ultimi mesi si è stabilizzata.
Come avevamo previsto i recenti dati macroeconomici sono stati decisivi per convincere i membri del Consiglio Direttivo a non agire. Draghi ha voluto anche sottolineare come la possibile decisione di interrompere la sterilizzazione del piano SMP non è stata presa perché non si sono osservati degli sviluppi nel mercato monetario tali da dover intervenire.

 

Draghi lascia invariati i tassi di interesse

Inoltre Draghi ha dichiarato che tale operazione avrebbe comunque benefici molto limitati (“injection for a short time”) spiegano gli esperti di Ig. Anche le altre soluzioni per il mercato del credito sono ancora in esame ma riteniamo che difficilmente verranno implementate in futuro. Draghi ha ricordato che gli esperti della banca centrale stanno studiando ancora tre possibili operazioni: revitalizzare il programma ABS, il Funding for Lending Scheme (tipo modello della Bank of England) e un piano di quantitative easing (QE).

Guerra delle valute, Euro Dollaro in attesa

Riteniamo che Draghi abbia deluso molto. Soprattutto se guardiamo l’elevato livello tasso di disoccupazione registrato in alcuni paesi europei. Anche se la BCE non ha come la Federal Reserve il mandato della piena occupazione avrebbe dovuto agire per promuovere degli stimoli monetari per migliorare le condizioni del mercato del lavoro. Anche nel mercato del credito era necessario fare qualcosa. L’immobilismo della BCE potrebbe rallentare ulteriormente la ripresa delle attività economiche di Eurolandia.
Un ultimo elemento interessante della conferenza stampa di Draghi è stato l’annuncio dello studio tra effetti di un apprezzamento del tasso di cambio sull’inflazione. Secondo gli esperti della BCE nel 2012-2013 un apprezzamento del 10% del cambio euro/dollaro ha portato a una diminuzione dello 0,4%-0,5% del tasso d’inflazione.