Quando molti economisti e analisti finanziari parlano di un rischio bolla speculativa sui titoli di stato si riferiscono a quell’andamento piuttosto insolito che molti bond pubblici dell’area euro stanno registrando negli ultimi mesi, in barba alla grave crisi economica che imperversa ormai da qualche anno. Per capire quello che sta succedendo ai titoli di stato dell’area euro basta osservare le quotazioni dei bond governativi greci. Nel giro di un anno il valore di questi bond è quasi quadruplicato, per una performance che si aggira intorno al 380%.
I rendimenti sono scesi dal 29% all’8,2% circa, sui livelli più bassi degli ultimi tre anni. Si sta parlando di bond che fino allo scorso anno rischiavano di diventare carta straccia e che hanno già sperimentato la scure della ristrutturazione per far evitare alla Grecia la bancarotta totale e l’uscita dall’area euro. Eppure da un punto di vista economico Atene sembra distante anni luce dall’uscita dalla crisi.
Quest’anno il pil greco dovrebbe calare del 4,2%, facendo così registrare il quinto anno consecutivo di recessione. La media europea è invece a -0,4%. Il tasso di disoccupazione è inquietante: 27%, il più alto d’Europa. Tuttavia, qualche giorno fa l’agenzia di rating Fitch ha voluto premiare gli sforzi fatti da Atene per ridurre il debito, alzando il giudizio sul rating sovrano a “B-“ da “CCC” con outlook stabile.
Scongiurato per il momento il rischio di una Grexit, ovvero di un’uscita della Grecia dall’euro, gli investitori hanno approfittato del paracadute d’emergenza offerto dalla Bce con il fondo Esm e lo scudo anti-spread e della volontà di Bruxelles di tenere Atene a tutti i costi nell’euro. A guadagnare con i bond greci sono stati soprattutto gli hedge funds americani, mentre nel paese ellenico continua a imperversare disoccupazione e austerità.