I titoli di stato sono stati una delle principali scommesse dei gestori di fondi di investimento nel corso del 2012. Tuttavia, il rally iniziato sul finire di luglio scorso ha generato una forte compressione dei rendimenti obbligazionari facendo diventare l’investimento in bond governativi poco appetibile agli occhi dei money manager internazionali. Il contesto attuale preoccupa non poco gli esperti del fixed income, in quanto c’è il timore che possa ripresentarsi sulla scena mondiale una situazione molto simile a quella di quasi vent’anni fa.
Nel 1994 un violento e improvviso rialzo dei tassi di interesse americani colpì pesantemente bond e borse mondiali, creando panico tra gli investitori. In quell’occasione i tassi sui T-Note a 10 anni passarono in pochi mesi dal 5,6% all’8%. I prezzi dei bond crollarono, mentre l’indice S&P500 perse il 10% tra febbraio e marzo. Nel 1994 i tassi della Fed erano bassi, ma ancora al 3% (oggi viaggiano attorno allo zero). Secondo molti gestori le azioni sono più interessanti dei bond nel 2013.
Clerical Medical consiglia di uscire dai bond, ritenendo che il bull market delle obbligazioni sia ormai giunto alla fine. Oggi con il T-Note a 10 anni sotto il 2% e i Fed fund rates quasi nulli bisogna comunque mettere in preventivo che prima o poi i rendimenti dovranno risalire, in particolare non appena la Fed avvierà la exit strategy dopo anni di politica monetaria ultra-espansiva.
Bernanke vuole tenere sotto controllo i tassi fino al termine del 2014, ma si sa che i mercati possono improvvisamente sfuggire di mano. Il Financial Times ha lanciato l’allarme, rievocando il fantasma del 1994. Oggi il valore dei bond in circolazione è 3,5 volte maggiore a quello del ’94 e il bull market dura praticamente da circa 30 anni. Un sell-off dei bond sarebbe molto pericoloso. Il campanello d’allarme salirà quando l’asticella dei rendimenti salirà sopra il 3%.