L’instabilità politica italiana, dovuta al risultato inconcludente delle recenti elezioni, rischia di creare un effetto domino anche al resto dei paesi europei, in particolare quelli più deboli della periferia continentale. L’impossibilità nel proseguire nel cammino delle riforme e del risanamento dei conti pubblici rende l’Italia molto vulnerabile agli attacchi degli speculatori, che da agosto scorso avevano dato fiducia al paese comprando Btp e azioni italiane. Ora la situazione si sta capovolgendo, come dimostrato dal crollo di Piazza Affari e dall’impennata dello spread.
La crisi politica italiana ha un effetto negativo anche sulla moneta unica. Sul forex il tasso di cambio euro/dollaro ha già sfiorato 1,30 un paio di giorni fa, mentre il cambio euro/yen è addirittura sceso sotto 119 quando invece meno di tre settimane prima era salito sui top di 127,70. Stamatttina il cambio euro/dollaro è in ripresa ed è riuscito a raggiungere la resistenza di brevissimo periodo posta a 1,3160.
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Nelle prossime ore potrebbe esserci un nuovo allungo verso l’alto, con target compreso tra 1,32 e 1,3230. Se i mercati dovessero sospendere l’attacco a spread e borse europee, il cambio euro/dollaro potrebbe salire ulteriormente verso 1,3280 – 1,33. Difficile immaginare un cambio sopra questa zona di resistenza, considerando che ormai il sentiment si è deterioraro peericolosamente.
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L’ipotesi più accreditata per i prossimi giorni è un ritorno delle quotazioni sotto 1,30. Una chiusura giornaliera sotto questa fondamentale soglia psicologica dovrebbe dare il via a una nuova ondata di vendite, con target ipotizzabile in area 1,28 – 1,2750. La debolezza dell’euro dovrebbe riflettere anche l’eventuale aumento degli spread europei: sopra determinate soglie di allerta (400 per lo spread italiano e spagnolo), potrebbero scattare vendite massicce sulla moneta unica.