Da questa mattina i titoli di stato italiani sono stati liquidati a mani basse dai grandi investitori, che negli ultimi mesi avevano invece dato molta fiducia all’Italia grazie all’implementazione di un disciplinato programma di austerità e di consoidamento fiscale che aveva consentito al paese di riacquistare la credibilità su base internazionale persa tra fine 2011 e metà 2012. Se a fine luglio scorso lo spread era a 530, a gennaio era sceso addirittura sotto 250 punti. Stamattina, però, c’è stata una battuta d’arresto pericolosa, a causa del deludente risultato elettorale.
Gli investitori temono che l’Italia non abbia i numeri per la stabilità di governo, per cui il processo di riforme avviato lo scorso anno potrebbe bruscamente interrompersi creando nuovi problemi al paese che deve fare i conti con indicatori macroeconomici sempre più negativi: recessione, disoccupazione a livelli monstre, consumi e redditi su livelli sempre più bassi, debito pubblico in aumento e così via.
Così sono scattate forti vendite sul mercato secondario dei titoli di stato, anche sulla parte breve della curva dei tassi. Inoltre, stamattina l’asta dei Bot semestrali ha evidenziato un forte incremento del rendimento, che è quasi raddoppiato rispetto all’asta precedente salendo sopra l’1,2%. Mentre Piazza Affari sprofonda con una perdita del 4,5% circa, lo spread Btp-Bund è a 336,58 punti.
In mattinata lo spread era salito fino a 354 punti e secondo Vincenzo Longo, market strategist di IG, potrà raggiungere 400 punti entro due settimane. Secondo l’esperto, se lo spread dovesse marciare stabilmente sopra 450 punti, la Bce potrebbe intervenire attivando lo scudo anti-spread per evitare il tracollo finanziario del paese.