Sul Forex gli investitori sono attualmente lunghi di euro e corti di dollari americani. Ieri questa dicotomia si è accentuata dopo la notizia del lancio del piano di riacquisto del debito da parte della Grecia ma soprattutto a causa del brutto dato dell’Ism manifatturiero americano, che a novembre è sceso sotto la soglia dei 50 punti, considerata uno spartiacque tra crescita e rallentamento economico. Infatti, il dato è sceso sui minimi di luglio 2009 dopo ben due mesi consecutivi di crescita, anche se molti analisti ritengono che abbia impattato negativamente sul risultato il passaggio dell’uragano Sandy.
Il tasso di cambio euro/dollaro è salito questa mattina sui massimi più alti da oltre un mese a 1,3076. A pochi minuti dall’apertura delle borse europee, il cambio resta posizionato poco sotto i top intraday e in procinto di effettuare un nuovo breakout. Siamo sulle resistenze fondamentali della key area di 1,3080: se ci sarà breakout, il cambio euro/dollaro dovrebbe spingersi verso 1,31 – 1,3120.
Il buon momento dell’euro potrebbe proseguire ancora nelle prossime settimane, favorendo così un’ulteriore ascesa delle quotazioni verso i massimi di metà settembre scorso posti in area 1,3170. Per ora i prezzi devono provare a scardinare le resistenze di area 1,3080 prima e 1,31 poi, ma potrebbe anche avvenire una fase di consolidamento dei prezzi sopra 1,3050 prima dello strappo decisivo.
Se il quadro bullish dovesse essere confermato nei prossimi giorni, da qui a fine mese il cambio euro/dollaro potrebbe puntare non solo verso 1,3150 – 1,3170 ma anche fino alla resistenza “psicologica” di area 1,32, anche se sarà fondamentale il mantenimento del clima di appetito per il rischio sui mercati finanziari.