Non sembra concludersi la nuova parabola discendente dell’Argentina, che sembra di nuovo a un passo dal dichiarare bancarotta. L’agenzia di rating Fitch ha deciso di tagliare il giudizio sul merito di credito del paese sudamericano, abbassando il rating a CC da B con outlook negativo. Si tratta di un downgrade di ben 5 livelli (notch). Secondo Fitch, ci sono buone probabilità che l’Argentina dichiari nuovamente bancarotta entro il 15 dicembre 2012, ovvero quando scadrà il pagamento di 1,3 miliardi di dollari a favore dei fondi speculativi che non accettarono la ristrutturazione del debito nel 2001.
Il pagamento è stato imposto di recente da un giudice di Manhattan, ma l’Argentina sta provando a impugnare la decisione puntando sul datto che lo stato di New York non avrebbe giurisdizione per una simile decisione. Sempre il 15 dicembre il governo argentino dovrà far fronte anche alla scadenza di 3 miliardi di dollari di certificati collegati al pil.
Se Buenos Aires non dovesser far fronte a questo pagamento, scatterebbe il default su tutti i certificati legati al debito emessi sotto la legislazione straniera. Secondo la maggior parte degli economisti e degli analisti finanziari, è molto probabile che alla fine l’Argentina finisca per evitare di pagare tutti i creditori dichiarando default. Secondo Enzo Farulla, analista indipendente e grande esperto del paese sudamericano, il presidente Cristina Kirchner ha commesso molti errori: inflazione, protezionismo, vincoli sull’acquisto di dollari.
Dopo il pesante downgrade di Fitch è attesa la scure di Moody’s e di Standard & Poor’s. Intanto, i credit default swap a 5 anni sono volati a 4200 punti base, mentre a fine ottobre scorso erano a 1000. Assicurarsi contro il potenziale default dell’Argentina sta diventando ormai fuori portata di tutti gli investitori, tanto che il costo di assicurazione richiesto dal mercato è salito su livelli stratesferici.