Prosegue la risalita del tasso di cambio euro/dollaro, che questa mattina ha toccato un top intraday a 1,2883 salendo così sui livelli più alti delle ultime due settimane. La risalita dei prezzi è iniziata dieci giorni fa, quando il cambio toccò un nuovo minimo a due mesi a 1,2661. Da allora il cambio ha recuperato molto bene, guadagnando l’1,7%. A favorire la risalita del cambio è l’accordo imminente sulla Grecia, che dopo le recenti riunioni straordinarie dell’Eurogruppo dovrebbe finalmente ricevere nuovi aiuti finanziari per evitare la bancarotta.
Il paese ellenico dovrebbe ottenere più dei 31,5 miliardi di euro di aiuti promessi dall’Eurogruppo (si parla di oltre 40 miliardi), ma soprattutto ora avanza l’ipotesi di un nuovo haircut sul debito per evitare che il paese soffochi nelle misure di austerità necessarie per tagliare il debito e il deficit di bilancio. Il clima di maggiore appetito per il rischio, che favorisce l’ascesa del cambio euro/dollaro, si sta consolidando grazie anche ai rumors di un imminente accordo sul fiscal cliff negli Stati Uniti ma anche per la ripresa dell’attività economica in Cina.
Proprio stamattina è stato comunicato il dato relativo all’indice Pmi manifatturiero cinese elaborato da HSBC (stima flash), risultato superiore a 50. In leggero miglioramento anche il Pmi manifatturiero in Europa, che però resta ancora troppo distante dalla fatidica soglia dei 50 punti. Scivola invece sui minimi degli ultimi tre anni il settore terziario.
Da un punto di vista tecnico, il cambio euro/dollaro è approdato sulla zona di resistenza giornaliera di 1,2880 ma ora potrebbe allungare ulteriormente verso 1,29. La negatività sul cambio tornerebbe solo in caso di chiusura daily, o addirittura weekly, inferiore alla soglia psicologica di 1,28. Se ciò dovesse avvenire, sembra probabile un brusco cambio di rotta con ritorno in area 1,2660.