Il tasso di cambio euro/dollaro è sceso nella seduta di ieri sui minimi a due mesi a 1,2661, evidenziando ancora una volta la presenza di un forte trend ribassista di breve periodo. Il cambio ha accelerato al ribasso nell’ultima settimana, a seguito della perdita dell’importante supporto di 1,28. Dai top di metà ottobre toccati in area 1,3140, il cambio euro/dollaro è arrivato a perdere il 3,79%. A deteriorare il quadro tecnico del cambio sono stati finora diversi fattori, legati soprattutto a variabili di tipo macroeconomico.
In Europa resta alta la tensione sui paesi a rischio default, come Grecia e Spagna. In particolare negli ultimi giorni il focus è sulla sostenibilità del debito di Atene, che è praticamente rimasta senza soldi nelle casse statali. L’Europa dovrebbe concedere una nuova tranche di aiuti per evitare il default del paese ellenico e prorogare di altri due anni la messa in ordine delle finanze pubbliche rispetto agli impegni iniziali.
In Europa pesa, però, anche il forte rallentamento dell’economia tedesca, che ieri ha sperimentato un deciso calo dell’indice Zew. Il rischio è che anche la Germania possa alla fine in una spirale recessiva, riducendo le possibilità di ripresa in tutto il continente nei prossimi mesi. Inoltre, il clima di maggiore avversione verso il rischio, accentuatosi dopo la riconferma di Barack Obama alla Casa Bianca, favorisce inevitabilmente le valute rifugio come il dollaro americano e lo yen.
Intanto, stamattina il cambio euro/dollaro sta provando un rimbalzo tecnico ed è riuscito a salire sulla resistenza di 1,2735. Se risucirà a superare questa key area potrebbe spingersi fino al test della fondamentale area di resistenza di 1,2750. Se il test di 1,2735 dovesse fallire, è probabile un veloce ritorno sotto 1,27 con obiettivo a 3-5 sedute posto a 1,2650 prima e 1,26 poi.