L’ipotesi, ricordiamo, è stata avanzata nei giorni scorsi alla luce delle necessità che Unicredit attui una risistemazione delle sue attività italiane in modo tale da preservarsi da attacchi stranieri o da possibili scalate nel momento in cui il rischio del Paese andrà scemando con una riduzione della spread Btp/Bund.
Un eventuale fusione tra i due istituti bancari (si parla in particolare di una fusione per incorporazione di Intesa Sanpaolo in Unicredit) darebbe vita ad un colosso con un’importante rete sia in Italia che in Europa e avente una forza sufficiente a preservare un sistema di cui fanno parte anche Mediobanca e Generali, con le loro partecipazioni in Rcs, Telecom e Pirelli.
L’ipotesi fusione è però stata definita piuttosto remota anche dagli stessi analisti, che dicono di non vedere spazio per un’operazione di questo tipo, almeno al momento, inoltre ritengono che un’eventuale aggregazione tra le due banche sarebbe senza dubbio ostacolata o bloccata dall’Antitrust. Il nuovo gruppo, inoltre, avendo dimensioni più ampie, avrebbe bisogno di un maggiore livello di capitale, soprattutto in considerazione del fatto che Unicredit, in quanto banca di valore sistemico (SIFI), è tenuta ad avere un eccesso di capitale più alto di quello delle altre banche.
A Piazza Affari nel primo pomeriggio Unicredit cede oltre un punto e mezzo percentuale a 3,466 euro, mentre Intesa Sanpaolo cede oltre due punti percentuali a 1,239 euro.