Il tasso di cambio euro/dollaro sta alternando da inizio anno momenti positivi ad altri negativi. Nei primi nove mesi dell’anno la performance è praticamente nulla, a dimostrazione del fatto che il cambio è in equilibrio tra le spinte ribassiste sull’euro derivanti dalla crisi dei debiti sovrani e quelle sul dollaro americano derivanti dalle continue inizioni di liquidità della Federal Reserve. Il cambio ha toccato un massimo annuale a 1,3485 a metà febbraio e un minimo annuale a 1,2041 sul finire di luglio scorso.
In realtà è proprio dai minimi annuali che è cambiato il vento sul cambio, dopo che la stessa sopravvivenza della moneta unica era stata messa in discussione a causa della grave crisi del debito dei paesi periferici. Da quando Mario Draghi ha rassicurato gli investitori, e lanciato il nuovo piano di acquisti illimitato di titoli, l’euro ha mostrato magigore tonicità anche se negli ultimi giorni abbiamo assistito nuovamente a forti spinte ribassiste.
Alcune banche d’affari hanno rivisto al rialzo le stime sul prezzo medio per l’anno in corso. Barclays, ad esempio, vede addirittura il cambio euro/dollaro a 1,35 a fine 2012. La sensazione, invece, è che il cambio possa continuare a muoversi in modo volatile tra 1,32 e 1,28, senza effettuare particolari movimenti rialzisti e ribassisti. Insomma, rivedere i minimi di area 1,2040 sembra molto difficile, salvo una clamorosa escalation di eventi negativi nella zona euro.
Infatti, il ritorno della negatività sui mercati potrebbe favorire maggiormente il biglietto verde, nonostante il terzo round di allentamento monetario annunciato dalla FED a metà settembre scorso. In questo caso è probabile che euro/dollaro possa attestarsi entro fine anno tra 1,28 e 1,24.